Monasteri d’Italia

All’ombra della casa del Papa

Dalla fondazione ai nostri giorni

a cura delle Sorelle Clarisse di Albano Laziale

Il nostro monastero risale ai tempi del pontificato di Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1568-1644). Esso fu voluto dalla Principessa Caterina Savelli e dai Principi di Albano che ne fecero dono alla Clarissa Suor Francesca Farnese la quale aveva già fondato il Monastero di Farnese (Viterbo), dove aveva avviato una Riforma di stretta osservanza della vita clariana.
L’8 febbraio 1631 Suor Francesca lasciò il Monastero di Farnese, per intraprendere la nuova missione a cui Dio la chiamava. Durante il suo viaggio verso Albano Laziale si fermò a Roma dove, grazie a Costanza Barberini, cognata di Urbano VIII, ebbe la gioia di essere ricevuta dal Papa stesso. Appena la vide, il Santo Padre, colpita dalla sua umiltà, rivolto a coloro che erano presenti, disse: «Questa è una grande serva di Dio» e cominciò a conversare con lei delle cose dello spirito, del suo modo di vivere e della nuova Riforma da lei intrapresa. Il Papa la esortò, come un vero padre, alla fedeltà e raccomandò alle sue preghiere i bisogni della Santa Chiesa e della sua persona e le promise la sua assistenza per il buon progresso dei Monasteri da lei fondati.
Il 18 marzo dello stesso anno Riccardo Alessi, Vicario Generale del Cardinale Borgia, che era allora Vescovo di Albano, consegnò a Suor Francesca Farnese le chiavi del Monastero dichiarandola Abbadessa, secondo la disposizione del Breve Apostolico.
Ella volle che nei Monasteri da lei fondati ci fosse unità di vita e totale dipendenza dalla Santa Sede, conforme allo spirito di S. Chiara, quindi pensò di chiedere a Papa Urbano VIII come Cardinale Protettore Francesco Barberini. Questi, durante la permanenza del Papa a Castel Gandolfo, si adoperò affinché le Costituzioni da lei scritte e vissute già da molti anni nei Monasteri da lei fondati, fossero approvate e confermate dalla Sede Apostolica. Era il 13 luglio 1638. Nel frattempo, il 24 aprile dello stesso anno, Suor Francesca Farnese, rifonda e avvia la nuova costruzione del Monastero di Palestrina.
Il 2 giugno del 1643, vigilia del Corpus Domini, con alcune Sorelle, Suor Francesca parte da Albano per fondare il Monastero della SS. Concezione ai Monti di Roma. Suor Francesca Farnese morì il 17 ottobre 1651. Le sue spoglie ancora oggi riposano nel Coro interno del Monastero.

Le soppressioni napoleoniche
Nel mese di febbraio dell’anno 1797 le truppe francesi entrarono in Roma e portarono in esilio il Santo Padre Pio VI. Il 28 febbraio dello stesso anno, alle ore quattro del mattino, i soldati francesi occuparono Albano e la saccheggiarono. Appostarono un cannoncino alla porta della clausura per entrare in monastero, ma esso fu risparmiato grazie alla provvidenza divina e alla protezione di San Giuseppe, a cui le Sorelle si erano affidate. Il giorno seguente i soldati francesi entrarono nella chiesa del Monastero e asportarono dal tabernacolo le Ostie consacrate spargendole sulla tovaglia dell’altare, rubando la Pisside.
Entrati nel Monastero, i Consoli e i Commissari lessero le Costituzioni di Napoleone Bonaparte in cui venivano dichiarati annullati i voti religiosi e veniva imposto alle Sorelle di tornare allo stato laicale; esse, però, scelsero di rimanere unite in Monastero.
Nel mese di febbraio 1810, durante il pontificato di Pio VII, le truppe francesi ritornarono a Roma e costrinsero il Papa all’esilio, mentre i Cardinali e i Prelati furono messi in prigione. Prima di andare in esilio, il Santo Padre dette ordine di non violare la clausura e affidò al Cardinale Protettore la cura del Monastero.
Nel mese di maggio dello stesso anno ci fu un nuovo saccheggio delle truppe francesi nella città di Albano. Anche questa volta il Monastero venne risparmiato per una grazia particolare di Dio: un uomo, sconosciuto alle stesse Sorelle, mettendo a rischio la propria vita, intervenne presso il Generale dell’Esercito affinché i soldati non entrassero in Monastero.
Il 15 giugno dello stesso anno furono soppressi tutti i monasteri e i conventi e i soldati intimarono nuovamente alle Sorelle di uscire dal Monastero entro 24 ore. Non avendo, le Sorelle, gli abiti secolari per poter lasciare il Monastero, fu loro concesso di rimanere per un giorno. Rimandando di giorno in giorno riuscirono a rimanervi con l’obbligo di uscire di tanto in tanto e di permettere alle persone di entrare e parlare con loro. Anche in quest’occasione, le Sorelle scelsero di rimanere tutte unite, continuando a vivere fedelmente la loro vita di preghiera e di fraternità.
Il 30 aprile 1814 col ritorno del Santo Padre Pio VII, con grande consolazione delle Sorelle fu ristabilita la clausura e con libertà poterono riprendere la loro vita religiosa in comunità.
Il 20 settembre 1870 ci fu la presa di Roma e l’inizio della prigionia di Pio IX. Questi eventi alimentarono tra la popolazione un forte sentimento anticlericale per cui, mentre intorno alle mura del Monastero, di giorno e di notte, la gente passava gridando: ‘‘Evviva Vittorio Emanuele II!’’ e ‘‘A morte i Preti!’’, le Sorelle moltiplicarono le loro preghiere e il Signore non mancò di proteggerle.
Nell’ottobre 1873, con ordine emanato da Vittorio Emanuele II Re d’Italia, il Monastero fu soppresso. Papa Pio IX, come padre premuroso, offrì ospitalità alle Sorelle Clarisse nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, dove aveva accolto anche una Comunità di Monache Basiliane, esuli dalla Polonia russa.
A seguito del concordato del 1929, tra la Santa Sede e l’Italia, il Papa Pio XI provvide a riacquistare il Monastero di Albano, ristrutturandolo e ampliandolo.

I bombardamenti
Nel 1943, all’inizio della seconda guerra mondiale, accogliendo l’appello di Papa Pio XII, l’intera Comunità offrì la propria vita per la Pace. La Serva di Dio Suor M. Chiara Damato, di cui è in corso la causa di beatificazione, fu una delle Sorelle che, rispondendo con coraggio all’amore di Dio e all’appello del Papa, offrì la sua vita per la Chiesa e per il mondo; morì nel Sanatorio di Bari il 9 marzo 1948 consumata dalla tubercolosi. Il 27 novembre 1999 il suo corpo incorrotto è stato traslato nella chiesa del nostro Monastero.


TRATTO (IN PARTE) DA: http://www.novaetvetera.it/articolo.php?id=229&idg=29

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